Quella che andiamo a raccontare è una storia di fantascienza. Ma è anche una storia di convivenza, di condivisione e di impegno politico. È la storia di un'occupazione e di una provocazione artistica, di un'astronave e di un museo.
Metropoliz è una ex-fabbrica di salami abbandonata alla periferia di Roma, quadrante stellare di Tor Sapienza, uno di quei posti dimenticati da tutti che sembrano usciti da un film di Pasolini o di Tarkovskij.
Nel 2009 la fabbrica abbandonata viene occupata dai Blocchi Precari Metropolitani insieme a circa 200 persone tra migranti, precari e famiglie senza casa: Italiani, Tunisini, Peruviani, Ucraini, Africani e Rom. Ristrutturano, riparano, si organizzano e abitano quello spazio, cercando di farne un luogo dove condurre una vita dignitosa e uno spazio sociale e culturale aperto alla città.
Quando Giorgio de Finis e Fabrizio Boni decidono di girare un film sull'occupazione di Metropoliz, propongono agli abitanti un progetto surreale: costruire un razzo per andare a vivere sulla Luna. È una provocazione che solo apparentemente gioca con il delicato tema dell'emarginazione, ma che in realtà ha lo scopo di introdurre la dimensione del sogno, dell'immaginazione e dell'utopia in un contesto che troppo spesso vive un quotidiano schiacciato dal bisogno.
La Luna diventa così un luogo di incontro tra il Metropoliz e la città: artisti, scienziati, filosofi, ma anche cittadini e associazioni del quartiere vengono coinvolti in un gioco surreale a cavallo tra fantascienza e neorealismo, capace di raccontare una storia quanto mai attuale.
Oggi il Metropoliz è diventato un luogo di incontro, di produzione culturale e di lotta politica che ospita, oltre a molte attività sociali, un museo di arte contemporanea tra i più prolifici della capitale: il MAAM, Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz.
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